Ciao,
noi siamo ōmega, un social media magazine, dedicato al racconto dell’impatto sociale e culturale dell’AI, che cerca di non cadere nella trappola dell’hype che circonda questo tema. Avete presente? Quella cosa per cui o il futuro è tutto bellissimo o siamo a un passo da Terminator.
Lo abbiamo fondato in due, il giornalista e scrittore Cesare Alemanni e Roberto Pizzato, scrittore e consulente marketing. Nessuno dei due è un guru del tech o dell’AI. Nessuno dei due vuole “vendervi” una visione di questa tecnologia. Non siamo informatici né accademici. Siamo due professionisti della comunicazione che da anni leggono e discutono di questi argomenti (“prima che fosse cool”, come si dice in questi casi) e vogliono presentare della divulgazione in merito, in modo semplice e accessibile.
Anche per questa ragione, ōmega nasce “social”, con una presenza su Instagram e una su LinkedIn, e con un podcast di approfondimento che lanceremo a breve su tutti nostri canali.
Ogni mese ōmega dedicherà le sue “pagine” a un tema, su cui l’AI promette un impatto profondo. Il primo – banale, forse, ma imprescindibile – è: società.
ōmega è (ovviamente) anche la newsletter che state leggendo: un canale diretto coi nostri lettori per tenerli aggiornati su ciò che facciamo – eventi, presentazioni, podcast etc – e per offrire, in un solo luogo, un recap mensile degli argomenti trattati dall’ultimo numero del magazine.
Che è ciò che ci accingiamo a fare con questa prima lettera. Ecco perciò di cosa abbiamo parlato nel numero zero di ōmega.
Come detto in apertura, la missione con cui nasce ōmega è quella di raccontare l’ “impatto sociale” dell’intelligenza artificiale. Per cominciare il percorso non potevamo quindi che partire dalla società, la categoria più ampia e universale possibile.
In quanto concetto sociologico, società è un collettore di temi – dall’economia alla scienza – che ci ha permesso di indagare gli impatti dell’AI in diverse direzioni e da diversi angoli. Ci ha, per esempio, consentito di porci la domanda da cui dovrebbe partire qualunque discussione sull’intelligenza artificiale. E ovvero: siamo davvero sicuri di sapere cosa sia l’intelligenza (e non solo quella artificiale)?
Abbiamo cercato le risposte nelle riflessioni di uno scienziato, Nello Cristianini, che su questi temi scrive da anni e ha di recente pubblicato per l’editore il Mulino uno splendido libro dal titolo La scorciatoia.
Abbiamo proseguito la nostra programmazione con un’altra domanda, che forse non circola abbastanza quando si parla di AI, e in generale di tecnologia digitale. La domanda é: quanto sono sostenibili le innovazioni tecnologiche, dal momento che esse si basano su processi fisici che richiedono un crescente dispiego di energia e materie prime.
Cambiando completamente argomento, ci siamo occupati dei motivi per cui gli assistenti vocali basati su AI, da Siri ad Alexa, nella maggior parte dei casi parlano con voci femminili. Che cosa ci dice, questo fatto, della considerazione della donna nella nostra società e della sensibilità dei grandi player del tech in merito?
Per restare in tema d’immagine e rappresentazione, abbiamo fatto visita al mondo dei deepfake creati dall’AI, e in particolare della loro diffusione nell’ambito della pornografia, dove ormai il deepfake è usatissimo e sta sollevando problemi etici e legali di enorme portata, che chiamano direttamente in causa le responsabilità e le regole delle grandi piattaforme dell’economia digitale.
La questione dei deepfake è preoccupante perché c’è il rischio che un’intera generazione cresca con l’idea che sia accettabile giocare con il volto degli altri. Proprio per capire se, e quanto, i giovanissimi siano al corrente di temi simili ci siamo rivolti a uno dei massimi esperti italiani di generazione Z, lo scrittore Vincenzo Marino, autore della newsletter Zio e di Sei vecchio. I mondi digitali della Generazione Z (nottetempo, 2023). A Vincenzo abbiamo chiesto cosa pensano gli under-25 dell’AI? Che uso ne fanno? Che consapevolezza hanno delle opportunità e dei problemi che questa tecnologia porta con sé?
Cambiando di nuovo scala, abbiamo raccontato di come l’AI sia oggi oggetto di una vera e propria “guerra fredda” tra le due grandi superpotenze globali: Cina e Stati Uniti, una guerra che rischia non solo di nuocere allo sviluppo della tecnologia ma anche di renderlo, potenzialmente, più difficile da modulare nei suoi effetti sociali ed economici.
E proprio gli effetti finanziari dell’AI sono al centro della riflessione di Gita Gopinath, capo-economista del Fondo Monetario Internazionale, che al tema dell’AI ha dedicato un intervento all’Università di Glasgow, in occasione dei festeggiamenti per il 300esimo compleanno di Adam Smith. Scopriamo così che il “padre” del pensiero economico moderno e le sue analisi sugli effetti sociali della prima rivoluzione industriale sono ancora pertinenti e rilevanti per capire cosa aspettarci dalla “rivoluzione AI”.
Per chiudere su note più leggere, questo mese ci siamo anche occupati di memetica e dell’annosa questione “sapreste riconoscere un meme creato da una macchina?”. La risposta, abbiamo scoperto, è molto meno scontata di quanto pensassimo.
Sempre per rimanere in tema di “giochi", abbiamo infine parlato di come i “videogiochi” siano un campo cruciale per lo studio e lo sviluppo delle AI. Lo dimostra, tra l’altro, la carriera di uno dei più geniali game designer e studiosi di AI al mondo, Demis Hassabis, il creatore di AlphaGo, il software che nel 2017 ha fatto scalpore battendo Ke Jie, il campione mondiale di Go.
Questo e altro ha dato vita al primo mese di ōmega. Un mese che, nel frattempo, ci ha permesso di introdurre una serie di rubriche e formati che ci accompagneranno come delle costanti nel proseguimento del progetto. Tra essi vi segnaliamo il “glossario”, uno strumento che ci permette di chiarire il significato di tutti quei termini che spesso si danno per scontati nel discorso sull’AI e che invece riteniamo meritino l’onere della definizione.
Insomma, il primo mese di vita di ōmega è stato intenso, pieno di cose da fare, scrivere, dire, progettare e pensare per la prima volta. Per fortuna è anche stato un mese ricco già di qualche piccola soddisfazione, su tutte la risposta del pubblico ai nostri contenuti e la rapidità con cui stanno crescendo i nostri numeri, nonché l’interesse che diverse realtà e istituzioni hanno già mostrato per noi. A tal proposito, ci fa molto piacere potervi annunciare che venerdì 6 ottobre, alle ore 19, saremo ospiti della Digital Week a Milano, dove parteciperemo a un panel presso Cascina Nascosta, all’interno del Parco Sempione.
Il panel si intitola: L’intelligenza artificiale è davvero intelligente? Quali sono i suoi limiti? e insieme a noi interverranno Norberto Patrignani, docente di Computer Ethics al Politecnico di Torino ed Elisa Bellistri, responsabile dell’unità informatica delle biblioteche di Milano. Qui trovate tutte le informazioni sull’evento.