bōllettino #2 / Le emissioni di Microsoft e la fiction geopolitica
Tra le cose da segnalare oggi
Benvenuti su ōmega, un progetto editoriale a cura di Roberto Pizzato e Cesare Alemanni. Scriviamo di intelligenza artificiale e dei suoi riflessi sulla società.
Vi ricordiamo che ōmega è anche un podcast, una pagina Instagram e che ci potete scrivere all’indirizzo rivista.omega@gmail.com.
Questo è il secondo numero di bōllettino, rubrica a-periodica di ōmega in cui commentiamo alcune delle notizie più interessanti del panorama AI e dintorni di questo periodo. Qui trovate il primo numero.
L’AI per renderizzare Gaza
Qualche settimana fa l’ufficio di Benjamin Netanyahu ha diffuso un documento per mostrare la sua visione per il futuro di Gaza. Ovvero la trasformazione della striscia in una città super-avveniristica, una “zona economica speciale” fortemente votata al business e al commercio sul modello di Dubai. Aldilà del cinismo necessario per parlare, oggi, di un qualsivoglia futuro di Gaza – soprattutto se a farlo è proprio Netanyahu – la notizia ci ha colpito poiché il documento si apre con una specie di render del progetto. Un’immagine che in questi ultimi giorni sta circolando molto.
Il fatto è che non si tratta di un render o di un’illustrazione commissionata a uno studio professionistico, bensì di un lavoro prodotto, per stessa ammissione dell’ufficio del premier, da un’AI generativa. Questo la dice lunga su come la semplicità e l’economicità dell’AI – connaturate all’immediatezza e alla rapidità dello strumento – possano essere utilizzate per mettere in immagini, diffondere e rafforzare forme di “fiction geopolitica” a scopo di propaganda.
All eyes on Rafah
Sul fronte opposto della stessa guerra, questa settimana ha visto diventare estremamente virale sui social la campagna “All eyes on Rafah”, accompagnata da un’immagine, palesemente realizzata con un’AI, di uno sconfinato campo profughi. L’immagine, condivisa globalmente da milioni di persone, incluse migliaia di celebrità, è stata attaccata da alcuni attivisti pro-Palestina come una forma di pigro attivismo da sociale media e, come ha scritto Angela Watercutter su Wired: “c'è dell'ironia nel fatto che quello che hanno visto tutti questi occhi puntati su Rafah non sia davvero Rafah”.
Comunque la si pensi, si tratta in ogni caso della prima immagine di propaganda politica AI a raggiungere una simile esposizione e viralità globale. Non c’è dubbio che ne vedremo molte altre (inclusa la risposta israeliana, molto meno virale, che trovate di seguito).
Le emissioni di Microsoft sono cresciute del 30% a causa dell’AI
Già in passato abbiamo scritto di come tra i grandi non detti sulle intelligenze artificiali ci sia l’enorme impatto energetico e ambientale dei data center necessari all’addestramento dei cosiddetti “modelli”.
A conferma di questo fatto qualche giorno fa è circolata la notizia che, in virtù delle sue operazioni AI, la quantità di emissioni prodotte nel 2023 da Microsoft (a cui appartiene OpenAI) è cresciuta del 30% rispetto all’anno precedente.
Si tratta di una percentuale enorme, specie per un’azienda che nel 2019 aveva promesso di impegnarsi a diventare carbon negative da lì a pochi anni.
Il Presidente di Microsoft Brad Smith ha commentato così la notizia per Bloomberg: “Nel 2020 abbiamo svelato quello che abbiamo chiamato il nostro ‘moonshoot’ in merito alla decarbonizzazione. Ma questo accadeva prima dell'esplosione dell'intelligenza artificiale. Quindi, per molti versi, la Luna oggi è cinque volte più lontana di quanto lo fosse nel 2020, se si pensa solo alle nostre previsioni per l’espansione dell’intelligenza artificiale e delle sue esigenze elettriche”.
Algoritmi e propaganda russa
L'hype che circonda l’AI generativa fa spesso dimenticare che diverse forme di intelligenza artificiale sono parte della nostra esperienza quotidiana già da prima dell’avvento dei modelli linguistici di larghe dimensioni come GPT, Gemini o Claude. Tra questi ci sono gli algoritmi dei social media, che hanno permesso azioni di propaganda come quella filorussa in corso in Italia durante l’ultima settimana. La buona notizia è che il team di ricercatori di AI Forensics è riuscito ad utilizzarne l’intelligenza artificiale per riconoscere i network coordinati di Doppelganger, che la stessa Meta ha definito “L’operazione di influenza occulta più grande e aggressivamente persistente proveniente dalla Russia”. La notizia meno buona è che Meta non è riuscita a fare nulla ugualmente e la campagna ha raggiunto 1,4 milioni di profili in Italia, e oltre 40 in altri paesi europei. Tutto questo nonostante un mese fa l’Unione Europea avesse iniziato un procedimento contro Meta per la mancata ottemperanza degli obblighi sanciti dal Digital Services Act.
[I due articoli linkati in questo paragrafo sono stati scritti da uno dei due fondatori di ōmega, Roberto Pizzato].
Spionaggio e GPT
Secondo un report del New York Times, Cina, Russia ed altri paesi avrebbero utilizzato l’intelligenza artificiale generativa di OpenAI per operazioni di diverso tipo. Le loro azioni di influenza avrebbero però avuto finora un impatto limitato, tra queste c’è anche quella citata nel precedente paragrafo, Doppelganger.
Intelligenza artificiale o intelligenza collettiva?
In uno degli ultimi episodi del suo podcast, l’opinionista del New York Times Ezra Klein intervista Holly Herndon, artista e produttrice musicale. Tra le sue creazione c’è anche Spawn, una rete neurale addestrata a riconoscere e riprodurre voci umane, e capace di aggiungere ulteriori layer all’effetto sonoro del cantato. Interrogata sulla sua posizione riguardo all’utilizzo della produzione artistica e culturale umana da parte dell’intelligenza artificiale, Holly offre una definizione di AI intelligenza come collective intelligence.
Menu artificiali
Il Krasota è un ristorante di Dubai che offre un’esperienza culinaria a base di AI. Uno delle otto portate del menu è stata inventata dall’intelligenza artificiale, come anche le immagini dello chef Bocuse – morto sei anni fa – che lo spiega agli avventori. Ma se il concept è nato da Mid Journey ed altre AI, gli ideatori non vogliono che la tecnologia assorba totalmente l’aspetto esperienziale e sociale di un’azione come mangiare insieme.
Qualsiasi tecnologia che interferisca con gli aspetti sociali della ristorazione non avrà successo. Le persone vogliono soprattutto parlare tra loro; la ristorazione è fondamentalmente un'attività sociale.
Per questa settimana è tutto, alla prossima!